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Inchiesta su Giordano: l'assessore a capo di un gruppo di potere?

E' questa l'ipotesi della Procura di Novara, a capo dell'indagine sulla corruzione che ha portato a diverse perquisizioni e a una decina di indagati, tutti legati in qualche modo al Coordinamento locale della Lega Nord

Emergono ulteriori sviluppi nell'inchiesta sulla corruzione che ha portato questa mattina, martedì 19 febbraio, alla perquisizione presso l'abitazione novarese e gli uffici dell'assessore regionale Massimo Giordano.

Sono diversi gli episodi che sono finiti sotto la lente d'ingrandimento della Procura della Repubblica. Al centro dell'inchiesta, le attività dell'assessore Giordano, relative anche agli ultimi mesi da sindaco di Novara.

Sono una decina, finora, gli indagati. Tra questi, anche Giuseppe Cortese e la moglie Isabella Arnoldi, le cui abitazioni sono state "visitate" dalle Fiamme Gialle e dalla polizia novarese insieme a quella di Giordano, e l'imprenditore alberghiero di Orta Andrea Giacomini. I reati contestati sono quelli di corruzione, concussione e abuso d'ufficio.

Secondo fonti Ansa, l'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Francesco Saluzzo, sarebbe partita da una serie di esposti per disturbi notturni contro il Bar Coccia, di proprietà del Comune, che Giordano avrebbe cercato di "insabbiare" per proteggere il locale, diventato punto di riferimento del mondo politico leghista novarese. Nella vicenda, è indagato anche il titolare del bar Mario Berti.

Secondo la Procura, le indagini avrebbero portato alla luce una sorta di gruppo di potere, che in più occasioni avrebbe avantaggiato alcune aziende in cambio di favori. Favori che sarebbero stati ricompensati con la partecipazione di alcuni imprenditori locali all'iniziativa editoriale NordOvest. 

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