Il bike-sharing a Novara è un flop senza precedenti che ha comportato la spesa di centinaia di migliaia di euro producendo risultati più che scarsi, forse nulli. In questi giorni si è aperto un dibattito intorno ad un progetto che a Novara si è rivelato debole ed ha causato solo un grande spreco di denaro pubblico. Poco importa a chi affidare la gestione, perché la spesa generata intorno a quella che doveva essere un'idea lungimirante è diventata solo una zavorra.

Quale direzione prendere quindi? Basta parlare con i cittadini per capire: per chi usa la bicicletta, la paura di essere derubato, è seconda solo a quella di essere investito e molti novaresi, dopo l’ennesimo furto, smettono di usare la bici in città. Questo vale tanto per le bici private quanto per quelle del bike-sharing - è sufficiente girare la città infatti per vedere che sono di più le colonnine vuote di quelle che ospitano le biciclette - e in più casi le forze dell'ordine, come è successo anche recentemente nel mese di giugno, si sono trovate a scoprire veri e propri depositi di biciclette rubate pronte per essere spedite all'estero.
Mentre il fallimento della condivisione è ormai lapalissiano, noi del Nuovo CentroDestra crediamo sia necessario tutelare la proprietà privata e condurre una forte campagna contro il furto.

La nostra proposta?  Che si crei un "Registro Comunale delle Biciclette", ossia uno strumento che consenta di identificare le biciclette circolanti sul territorio, disincentivare il fenomeno dei furti e favorire il ritrovamento delle stesse. Insomma un Pra per le due ruote, a costo zero. Anzi, proprio l'iscrizione al registro con una cifra contenuta - quasi simbolica - potrebbe finanziare insieme alle risorse che sarebbero state destinate al bike-sharing - migliaia di euro - l'aumento dell'estensione delle piste ciclabili (mai cresciute da anni) e la sistemazione dei tratti dissestati e pericolosi.