Archivio di Stato di Novara, scrigno di cultura. La nascita dei Quartieri Spagnoli
In questa settimana in cui Novara si appresta a “riscoprire” la sua anima spagnola, l’Archivio di Stato di Novara ha proposto una validissima conferenza a cura di Alessandra Dattero (Università degli Studi di Milano) dal titolo “Soldati e città nello stato di Milano durante la dominazione spagnola”. Martedi 7 maggio, accolta dal Direttore Archivio Dott. Davide Bruno De Franco, da Sergio Monferrini – Associazione Scrinium (Amici dell’Archivio di Stato di Novara) e da Patrizio Zamborlin (Ministero dei Beni Culturali) un pubblico attento ha scoperto la nascita e l’evoluzione dei quartieri del centro città che prendono la denominazione di Quartieri Spagnoli. La Dott.ssa Dattero ha ricostruito la premessa storica, economica e sociale che ha portato alla costruzione delle strutture militari in ambiti cittadini nei secoli XVI e XVII. Questo ci consente di comprendere non soltanto la topografia cittadina, le posizioni di case, conventi, strutture militari di Novara, ma anche i rapporti e le dinamiche tra la popolazione novarese e l’autorità spagnola che controllava i territori. Partendo dalla rivoluzione militare (adozione delle artiglierie in guerra e la crescita considerevole delle dimensioni degli eserciti del tempo) scopriamo che Milano diventa per il Regno di Spagna “la porta d’Italia) che consente agli eserciti spagnoli di transitare agevolmente verso i campi di battaglia delle Fiandre e del nord Europa. Questo comporta nella seconda metà del ‘500 la creazione di ben 20 piazzeforti in quello che era sino a pochi decenni prima lo Stato di Milano. Vengono ridisegnate città, costruiti terrapieni, ricostruite mura, risistemati spazi e ambiti sociali. Nel 1544 a Novara si registrano 60 fanti spagnoli. Nel 1636, in un momento di intense guerre sui confini, ben 700 uomini sono presenti nella guarnigione novarese, con un rapporto di un soldato ogni 13 civili. Il contado nel frattempo è sottoposto all’obbligo di ospitare le truppe del presidio straordinario, soldati che transitavano per raggiungere i fronti lontani. Le case dei civili, soprattutto dei contadini, diventano teatro purtroppo di molti soprusi da parte di eserciti a volte mal pagati o non pagati del tutto, senza contare gli episodi di speculazione da parte dei commissari che avrebbero dovuto occuparsi dei rimborsi o dell’assegnazione degli alloggi. Ecco quindi l’esigenza, e qui Novara farà scuola, di dotare la città di un luogo preposto all’alloggiamento dei militi. Nel 1585 il Consiglio Cittadino invia la richiesta di potere costruire un intero quartiere a spese peraltro della città. Il comandante militare di Novara Juan de la Cueva si oppone, con una serie di argomentazioni di ordine militare, dichiarando che restringere le truppe in ambiente chiuso e periferico (in quel momento la zona era a confine con la parte terminale della città) diminuiva l’efficacia dell’intervento in caso di attacco alla città. Si arriverà ad un compromesso: Milano invia a Novara un ingegnere per verificare la situazione ed alla fine il Governatore troverà una mediazione favorevole con la creazione di un quartiere aperto, con le due direttive verso le mura e verso la città. Nascono così nei decenni successivi i Quartieri Spagnoli di Novara. Maria Rosa Marsilio