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Capodanno: tradizioni e credenze in Piemonte

Come qualsiasi festa che si rispetti, anche Capodanno porta con sè un bagaglio ricco di tradizioni e credenze. Scopriamo insieme quelle piemontesi

La buona sorte. È lei il denominatore comune delle credenze e dei riti propiziatori che, specialmente in tempi passati, accompagnavano la celebrazione del Capodanno. 

Nel nostro territorio, era usanza comune l'accensione di grandi falò, a per bruciare simbolicamente le disgrazie e le negatività dell'anno passato e, al tempo stesso, per aiutare il sole a crescere, per superare le tenebre dell'inverno e infondere nuovo vigore sia agli uomini, che ai campi e al bestiame. 
Un'altra tradizione riguarda le "streine", che venivano donate ai bambini che la richiedevano di casa in casa. Si tratta di regali molto semplici, talvolta composti di sola frutta o da pupazzi di pane, che propiziavano abbondanza per il nuovo anno.

Si credeva, poi, che la mattina di capodanno portasse fortuna incontrare una persona del sesso opposto, che fosse necessario specchiarsi appena svegli, guardando perciò il proprio riflesso prima di qualsiasi altra persona. Porta ugualmente fortuna per il nuovo anno se il primo incontro avviene con un carro pieno di fieno, un cavallo bianco o un frate. Sfortuna, invece, incontrare un prete, una suora, un vecchio o un gobbo. 
Per auspicare a un anno felice, si gettano vecchi oggetti dalla finestra, per liberarsi da affanni e preoccupazioni. 
Per propiziarsi poi un anno ricco, la notte di Capodanno è bene mangiare lenticchie e 12 acini di uva nera o datteri. 

E a proposito di cibo, il bollito è sicuramente il piatto della tradizione che fa da protagonista al cenone di Capodanno. Il segreto per la buona riuscita del bollito è la regola del numero 7: 7 tagli di carne, 7 ammenicoli o frattaglie, 7 contorni e 7 salse.

Bollito misto: la ricetta storica

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