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Coronavirus, la parola allo psicologo: perchè correre (seguendo le regole) fa bene alla salute mentale

"Sarebbe sbagliato vietare quello che per molti è l'unico modo per gestire l'angoscia" dice Cristiano Longoni

Mentre anche la Regione Piemonte si sta preparando per un'ordinanza che limiti l'attività all'aria aperta, continua la gogna mediatica per i runner.

Sono infatti migliaia i messaggi che attribuiscono a chi corre parte della responsabilità nella diffusione dell'epidemia, nonostante, ad oggi, il decreto del presidente del consiglio consenta di praticare sport all'aria aperta. Certo, è assolutamente essenziale il rispetto delle regole: chi vuole correre, o anche solo fare una passeggiata, deve farlo da solo, in luoghi non affollati, evitando parchi e aree verdi, e non spostandosi con l'auto.

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Ma perchè per tante persone è importante fare sport all'aria aperta? Ce lo spiega lo psicoterapeuta novarese Cristiano Longoni, che ha collaborato come mental coach, tra gli altri, con Igor Volley, Novara Calcio e Sampodoria e che attualmente è un formatore della Figc a Coverciano.

"Questo è un periodo di angoscia per tutti e stare in un ambiente chiuso  non aiuta - spiega Longoni - Parlo di angoscia e non di paura perchè la paura è rivolta verso un oggetto specifico, mentre l'angoscia no. Noi siamo di fronte ad un nemico incontrollabile, non lo vediamo ma sappiamo che c'è e che le persone che conosciamo potrebbero averlo. L'unico modo per evitarlo è il ritiro domestico, ma questo non fa altro che aumentare il nostro isolamento. Ognuno di noi ha un modo per gestire l'angoscia, che sia il contatto sociale, il fare un giro in auto o il muoversi all'aria aperta. Molti dei modi che avevamo prima per controllare questo problema non sono più attuabili quindi sempre più persone scelgono una corsa o una passeggiata come soluzione". 

"Anche chi si accanisce a postare foto di corridori o gente in giro per strada sta facendo la stessa cosa: gestisce l'angoscia trovando qualcuno a cui dare la colpa, individuando un nemico. - prosegue lo psicologo - Siamo in una situazione in cui le persone sono contro le altre e questo non fa che aumentare l'ansia. La motivazione poi che se un runner si fa male correndo va a portare altro lavoro ai pronto soccorso, già sovraccarichi, è assurda e i dati di accesso agli ospedali lo dimostrano: la maggior parte degli incidenti avviene in casa. L'angoscia che provoca il blocco dell'attività all'aperto però porterà ad attacchi di panico, facendo sì che sempre più persone vadano al pronto soccorso per quel motivo".

"L'unico strumento che abbiamo - conclude - è cercare di avere uno sguardo di umanità verso gli altri e cercare di comprendere i motivi per cui fanno quello che fanno, mettendoci nei loro panni. Solo in questo modo supereremo questo periodo psicologicamente difficile".

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