Teatro Coccia: sul palco "Il canto dell'amore trionfante"
Venerdì 12 dicembre, in prima esecuzione assoluta, va in scena al Teatro Coccia l'opera "Il Canto dell'amore trionfante", scritta da Paolo Coletta e ispirata all’omonimo racconto di S. I. Turgenev.
L’opera è stata commissionata dalla Fondazione Teatro Coccia all’interno del progetto "Cultura e Aree Urbane - Sistema Culturale e Casa Bossi", finanziato da Fondazione Cariplo. L’opera è interamente prodotta a Novara e prevede, nel suo allestimento, la collaborazione del liceo artistico musicale e coreutico "Felice Casorati" di Novara.
La direzione d'orchestra è affidata alla Maestra francese Nathalie Marin che dirigerà l’Ensemble Musicale dell’Accademia Langhi di Novara. Sul palcoscenico il soprano Blerta Zhegu (nel ruolo di Valeria), il tenore Vladimir Reutov (nel ruolo di Fabio), il baritono Alberto Zanetti (nel ruolo di Muzio) e il danzatore Vito Carretta.
Biglietti dai 10 ai 15 euro.
LA STORIA
Anno 1542. Una bella e giovane donna, Valeria, è amata da due amici, Fabio e Muzio. Dal primo d'un amore puro e luminoso, dal secondo d'un amore torbido e sensuale. Valeria sposa Fabio e i due sposi vivono felici. Muzio intraprende un viaggio che lo porterà in Asia. Lì impara a praticare le arti magiche, grazie alle quali, al suo ritorno, riuscirà a piegare Valeria al suo desiderio. Nella giovane donna riemerge la contraddizione interiore tra anima e corpo, spirito e materia. Pur amando il marito, in preda a un intimo tormento e a dubbi angosciosi si piega a Muzio e ha con lui un convegno amoroso. Nel culmine dell'amplesso, la ragazza sente per la prima volta dalla voce di Muzio "il canto dell'amore trionfante", ammaliante e incantevole melodia che la spinge a darsi interamente a lui.
Dopo quest'esperienza Valeria è profondamente turbata; tornata a posare come modella del quadro che il marito sta dipingendo ritraendola nelle vesti di Santa Cecilia, non può più raffigurare le sembianze della vergine, icona della purezza di spirito. Solo la morte di Muzio, ucciso dal pugnale di Fabio, sembra ristabilire l'equilibrio e ridare a Valeria-Cecilia il suo candore e insieme quell'espressione, il cui smarrimento aveva tanto turbato il marito pittore. Ma è un ritorno illusorio, perché un giorno Valeria, seduta davanti all'organo per posare, sente all'improvviso il bisogno di trarre dai tasti le note di quel "canto dell'amore trionfante" che aveva appreso nel momento di abbandono da Muzio, e nello stesso tempo dentro di sé il palpito di una nuova vita.