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F-35, per il Pd novarese: "Un salto nel buio da 12 miliardi di euro"

Il Gruppo provinciale del Partito Democratico di Novara: "Nessuna garanzia su velivoli e ricadute per il territorio. Meglio usare le risorse per l'occupazione e per sbloccare il patto di stabilità"

Nella mattinata di ieri, martedì 12 marzo, la Commissione Lavoro e i capigruppo della Provincia di Novara hanno visitato gli stabilimenti per la produzione degli f-35 della caserma militare aeronautica di Cameri.

Il Gruppo provinciale del Partito Democratico di Novara è quindi intervenuto sulla questione, definendo il progetto "un oneroso salto nel buio per il Paese e per il territorio".

"Un caccia da 80 milioni di euro non dovrebbe rischiare di esplodere se colpito da un fulmine". Sono queste le parole di Arturo Boccara, al termine della visita all’aeroporto militare di Cameri. Il consigliere democratico, ringraziando per la disponibilità l’Aeronautica militare e Alenia, riflette sull’opportunità di investire almeno 12 miliardi di euro in una commessa militare dagli esiti quantomeno dubbi.

"Volendo tralasciare le questioni etiche, comunque significative - ha commentato Boccara - il problema è chiaro: alla Lockheed Martin lavorano dal 1996 ad un progetto che ancora non ha dato alcun risultato, semmai ha rivelato debolezze e problemi ad ogni test di volo. Considerato il contesto economico sociale in cui ci troviamo, mi sembra un’operazione quantomeno azzardata".

"Negli ultimi anni - ha dichiarato la capogruppo Pd in Provincia Valeria Galli - è stata presentata una realtà distorta: ricadute occupazionali trascurabili sul territorio, altro che 10mila posti di lavoro, e nessuna traccia di vantaggi per l’indotto".

"Oggi come oggi - ha aggiunto il consigliere democratico Emiliano Marino - un passo indietro sembra doveroso, a maggior ragione dopo aver appreso che l’impianto di Cameri potrebbe essere trasformato in un centro di manutenzione europeo al termine della produzione degli F-35. Ridurre l’impegno di spesa consentirebbe di sbloccare il patto di stabilità, permettendo alle amministrazioni locali di rilanciare la propria azione e creare da subito posti di lavoro".

Una decisione che accomuna molti Paesi partner del progetto (Canada, Olanda, Australia, Norvegia, Danimarca e Turchia) che hanno scelto di annullare i propri ordini o ridurne la consistenza, come del resto ha già fatto anche l’Italia passando da 120 a 90 velivoli.

"La palla - ha concluso Marino - passa al nuovo Governo. Faremo sentire la nostra voce attraverso le rappresentanti del territorio alla Camera ed al Senato. Comprendo le argomentazioni esposte durante la visita nell’impianto, ma le priorità del Paese sono ben altre".

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