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Oil Free Zone, Crippa (M5S): Partito Democratico senza dignità

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NovaraToday

Leggiamo dalle agenzie che il Consiglio regionale del Piemonte nella seduta del 11 novembre 2015 ha approvato un ordine del giorno (Odg) che impegnerebbe la Giunta Chiamparino a istituire su aree territoriali di propria competenza con determinate caratteristiche delle "Oil Free Zone", aree in teoria libere dal petrolio con una progressiva sostituzione delle fonti fossili e dei suoi derivati con energie rinnovabili e sostenibili.

Per chi dovesse avere memoria breve questo potrebbe sembrare sicuramente un atto virtuoso, oltre che dovuto, ma ci permettiamo di fare qualche breve osservazione in merito.

Innanzitutto la natura dell’atto. Si parla di ordine del giorno, e per sua stessa natura risulta quindi essere un "impegno" che la Giunta prende nei confronti del Consiglio regionale. Peccato che di per sé tale impegno non prevede scadenze temporali ne vincoli di alcun tipo da parte della Giunta, quindi non si ha alcuna garanzia che questo impegno venga mantenuto.

Tanto per fare un esempio, lo stesso procedimento è previsto anche per la Camera dei Deputati e decine di ordini del giorno a mia firma sono stati approvati nel corso della legislatura, ma praticamente nessuno ha mai preso "vita" sotto forma di atto governativo. Quindi di fatto sta tutto nella volontà e nelle priorità della Giunta Chiamparino. Possiamo dirci sicuri che la difesa del territorio dal Far West delle trivelle non sia fra queste.

Continuando, riteniamo quantomeno forzato citare l’iter del Collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014 come esempio della cosiddetta politica "Green" del Pd. Non capiamo come l’ambiente possa essere prioritario per un partito che ci ha messo un anno per far approvare alla Camera tale provvedimento, un altro anno per farlo passare con modificazioni al Senato e che ora lo rimanda alla Camera e lo lascerà probabilmente (visti i precedenti) nelle cantine della Commissione Ambiente per chissà quanto altro tempo. 

Fa quantomeno sorridere poi la puntualità del provvedimento. Esattamente un anno prima infatti (11 novembre 2014) il Consiglio regionale e in particolare il Partito Democratico ha avuto l’occasione di contribuire a qualcosa di realmente concreto sul pericolo trivellazioni selvagge. In quella stessa seduta infatti, il Consigliere regionale Gianpaolo Andrissi ha presentato una mozione riguardo l’impugnazione da parte della Regione Piemonte dell’art. 38 del Decreto legge 12 settembre 2014, n. 133 (meglio conosciuto come "Sblocca Italia" o come ribattezzato dalle associazioni e dai comitati "Sblocca Trivelle") perché ritenuto in conflitto con il Titolo V della Costituzione, considerando che lo stesso Decreto bypassa l’intesa con le Regioni e instrada corsie preferenziali e poco trasparenti per i procedimenti di "Via" e per il rilascio delle concessioni di ricerca e di coltivazione di idrocarburi. 

Ebbene, in quell’occasione la mozione fu bocciata e i soli consiglieri del Movimento 5 Stelle votarono a favore. Ricordiamo che l’articolo 38 dello "Sblocca Italia" è stato impugnato da 6 regioni: Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto (non proprio Regioni amministrate dal Movimento).

Riteniamo quindi che questo ordine del giorno non sia altro che un goffo tentativo da parte dei "Democratici" di ricrearsi una "verginità" ormai perduta prendendosi gioco della popolazione piemontese e dando per scontata una scarsa memoria collettiva. Senza memoria non vi è dignità, e il Partito Democratico la dignità l’ha persa da un pezzo.

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