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Cronaca

Novara, ancora violenza nel carcere: detenuto aggredisce il comandante di reparto e gli agenti

È successo martedì. L'episodio è stato denunciato dal Sappe, che auspica un intervento del governo e non esclude forme di protesta dei poliziotti

Un altro episodio di violenza nelle carceri piemontesi. L'ultimo episodio è accaduto martedì 11 luglio nella casa circondariale di Novara quando un detenuto ha aggredito il comandante di reparto e gli agenti presenti. 

A darne notizia è il sindacato Sappe, che denuncia "una situazione sempre più critica" e chiede l'applicazione dell’articolo 14 bis dell'ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Il sindacato ritiene opportuno "dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato".
 
"Il detenuto è stato protagonista di una folle protesta - racconta Mario Corvino, vice segretario regionale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria - tanto che il compagno di cella si è barricato nel bagno. Il detenuto ha urinato davanti la cella e si è autoinflitto una ferita al braccio con un pezzo di legno nonostante siano intervenuti diversi agenti, tra cui anche il comandante di reparto, per calmarlo. Dopo il momento di autolesionismo il recluso ha iniziato ad insultare le unità intervenute, ha sputato in faccia al comandante e ha opposto un’attiva resistenza al rientro in cella avvenuto solo dopo una colluttazione con i poliziotti".

"Il sindacato - conclude Corvino- auspica in un celere intervento di questo governo sulle continue aggressioni al personale oramai all'ordine del giorno". 

"Io credo che la polizia penitenziaria di Novara e del Piemonte tutto, che pure ha dimostrato grande professionalità e senso del dovere - commenta Vicente Santilli, segretario regionale Sappe - non debba essere messa nelle condizioni di vivere situazioni di alta tensione sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine per i ricatti di alcuni ristretti violenti che evidentemente pensano di stare in un albergo e non in un carcere".

Per questo, il sindacato non esclude forme di protesta dei poliziotti: "perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto piemontese, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo".

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