rotate-mobile
Cronaca Arona

La colf, i mafiosi e il furto di 100mila euro al giornalista (tentato 3 volte)

La vicenda, che risale a circa due anni fa, è emersa nell'ambito della maxi inchiesta dei carabinieri che ha messo in evidenza una comune gestione di affari in Lombardia tra tra mafia, 'ndrangheta e camorra

C'è anche un (rocambolesco) triplice tentativo di furto a casa del professore e giornalista Sandro Bottelli a Dagnente, frazione di Arona, tra le attività di alcuni degli indagati nella maxi inchiesta 'Hydra' condotta dai carabinieri del nucleo investigativo lombardo, conclusasi con 11 custodie cautelari in carcere, che ha messo in evidenza una comune gestione di affari, in Lombardia, tra mafia, 'ndrangheta e camorra.

Obiettivo della banda, che ha agito tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021, la somma di 100mila euro che Bottelli (scomparso nel 2022) custodiva in casa, secondo le informazioni fornite da Iryna G., ucraina di 55 anni, che lavorava come addetta alle pulizie nella villa del giornalista, e dal suo sodale Cristiano D., che si era occupato di trovare i possibili artefici del furto. Ma quello che sembrava un 'lavoro facile' si risolse in un triplice fallimento, costringendo Gioacchino Amico (esponente della camorra, con forti legami con famiglie mafiose di Castelvetrano) a metterci una pezza.

I primi due esecutori materiali entrarono in azione la mattina del 17 dicembre 2021, introducendosi nella villa di Bottelli grazie alla porta non chiusa a chiave. Trovarono, però, solo 2mila euro nella cassaforte. E, nella tranquilla frazione, fu impossibile per una testimone non notare una vettura 'forestiera', che permise ai carabinieri l'identificazione di uno dei ladri.

La banda rimase convinta della presenza dei soldi in casa (in realtà il cugino di Bottelli, qualche mese prima, lo aveva persuaso a depositarli in banca). E organizzò un secondo raid, per il 24 gennaio 2022, con altri esecutori e, stavolta, architettando un'esca. Davanti alla villa si presentò una ragazza, complice, che avrebbe dovuto attirare la vittima fuori casa fingendo un guasto all'auto. Ma, stando alle intercettazioni, Bottelli rimase alla finestra a guardare la scena, vanificando il piano. In compenso, due residenti notarono un membro della banda "camminare avanti e indietro" ripetutamente, e lo segnalarono ai carabinieri.

A quel punto il piano cambiò. Due giorni dopo quattro malviventi irruppero, verso le otto di sera, in casa Bottelli scassinando la porta e picchiando l'anziano; poi, mentre uno tentava di tranquillizzarlo recitando l'Ave Maria accanto a lui, gli altri mettevano a soqquadro l'abitazione, senza trovare i soldi neanche stavolta. 

Non potevano sapere che la vittima li aveva già da tempo depositati in banca e, nei giorni successivi, come si evince dalle intercettazioni, discutendo dei fallimenti arrivarono a pensare che i basisti li avessero ingannati, e avessero trovato e fatto sparire i soldi per tenerseli loro. 

Intervenne dunque Amico, collegato sia con Cristiano D. sia con uno dei principali esecutori, Giuseppe S.: ordinò a quest'ultimo di sparire per una quindicina di giorni in Sicilia, e dispose un compenso a coloro che avevano dato l'informazione e facilitato i tentativi con i sopralluoghi. 

Di tutti i partecipanti ai tentativi di furto e rapina a Bottelli, il gip ha disposto la custodia cautelare solo per Amico (tra i principali indagati della maxi inchiesta) e per il suo collaboratore Giuseppe S., per possibile inquinamento delle prove in relazione al traffico di droga in cui, insieme ad Amico e altri, è risultato coinvolto.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La colf, i mafiosi e il furto di 100mila euro al giornalista (tentato 3 volte)

NovaraToday è in caricamento