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Cronaca

Traffico illecito di rifiuti: cinque aziende sequestrate e due arresti nel novarese

Operazione dei carabinieri forestali. Oltre alle aziende, sequestrati anche quattro capannoni a Trecate, dove venivano stoccati i rifiuti per poi essere lavorati e rivenduti

Sei misure cautelari per traffico illecito di rifiuti, cinque aziende e quattro capannoni sequestrati e oltre 3 milioni di euro di profitti illeciti posti sotto sequestro. Sono questi i numeri dell'operazione "Dark metal" portata a termine nella mattinata di oggi, giovedì 26 ottobre, dai carabinieri forestali, su delega della Dda di Torino.

Sono tutti residenti nel novarese i sei destinatari delle misure cautelari: due sono finiti in carcere, mentre per gli altri quattro è stato disposto l'obbligo di firma. Il reato contestato agli indagati è quello di "attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti".

Durante l'operazione, che ha visto impiegati oltre 60 carabinieri forestali del Piemonte e della Lombardia, sono inoltre state effettuate numerose perquisizioni con sequestro di materiale informatico e documentazione. É stato quindi eseguito il sequestro del 100% delle quote delle cinque società coinvolte e dei quattro capannoni utilizzati per stoccare e rivendere i rifiuti metallici e le batterie. Le società coinvolte nell'indagine sono state affidate alle gestione di un curatore giudiziario nominato dal Gip di Torino, che ha disposto il sequestro di 3,7 milioni di euro, considerati profitto illecito derivante dal traffico illecito dei rifiuti.

L'indagine che ha portato agli arresti e ai sequestri di questa mattina è stata condotta dal Nipaaf di Novara tra febbraio del 2019 e aprile dell'anno scorso: l'inchiesta, anche grazie a intercettazioni telefoniche e videoriprese, ha rivelato come due imprenditori novaresi avessero realizzato un sistema di società, spesso intestate a prestanome, utilizzate per operare in modo illecito nel settore del commercio dei rifiuti metallici e delle batterie al piombo esauste.

Le basi operative si trovavano in quattro capannoni a Trecate, dove, senza le necessarie autorizzazioni ambientali, venivano stoccati e lavorati ingenti quantitativi di batterie esauste di veicoli di dubbia provenienza e metalli vari, che venivano poi acquistati anche da soggetti privati tramite pagamenti in contanti. Le operazioni di acquisizione e recupero di metalli e batterie venivano poi fittiziamente regolarizzate attraverso la realizzazione di documenti falsi, da esibire in caso di controlli.

Secondo quanto ricostruito dai forestali, il 2019 e il 2022 nei capannoni di Trecate sarebbero stati gestiti illecitamente circa 6mila tonnellate di rifiuti. Il tutto grazie ad un sistema molto bene organizzato, fatto di strutture, uomini e mezzi.

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