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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Agognate: continuano le polemiche sul polo logistico-industriale

L'associazione ambientalista Reteterra è contraria alla costruzione del polo, l'amministrazione vuole mandare avanti il progetto per portare investimenti nel novarese. Intanto nel dibattito si inserisce Colzani, che propone un terzo punto di vista

Del progetto di costruire un polo logistico industriale ad Agognate se ne sente parlare da una decina d'anni. L'amministrazione Ballarè sembra aver sbloccato la questione, facendo intravedere il possibile inizio dei lavori.

Molte le associazioni contrarie al progetto: prima fra tutte Reteterra Novara, che sta raccogliendo da qualche mese firme per chiedere di fermare la cementificazione di un'area di un milione di metri quadrati, con la conseguente distruzione di habitat faunistici, fontanili e cascine.

D'altra parte il Comune ha già espresso più di una volta la propria posizione: il polo porterà investimenti e lavoro nel novarese. "Non saranno cementificati un milione di metri quadrati - aveva spiegato l'assessore Marco Bozzola - ma 375 mila metri quadrati. Tutti i restanti saranno lasciati a verde". Per quanto riguarda invece il possibile riutilizzo di aree industriali già esistenti, ma abbandonate, Bozzola risponde spiegando che "sarebbe impensabile usare capannoni abbandonati che ormai si trovano a far parte della città. Significherebbe avere un'enorme quantità di camion che transitano a due passi dal centro cittadino":

Nel dibattito si inserisce ora anche Carlo Colzani, segretario provinciale Cisl, che propone una visione più vasta del problema.

"Intanto devo dire - scrive Colzani - che sono molto sorpreso  che tutti quelli che hanno  ragionato o espresso opinioni sul progetto Agognate  l’abbiano fatto a prescindere dal contesto in cui si colloca un tale investimento. Quasi che tutto fosse a prescindere, non è così. Non si tratta di un insediamento manifatturiero ma di un servizio di logistica che dovrebbe supportare e rendere più competitivi i settori che producono merci.

L’industria novarese esporta molto e speriamo continui a farlo anche in futuro, supportarla è fondamentale se si vuole salvaguardare l’economia e l’occupazione della nostra provincia. 

Del progetto Agognate si parla da 8 – 10 anni - prosegue Colzani - e quasi sempre dicendo che serve perché il porto di Genova è saturo, il Cim pure, altri siti come Tortona o Busto Arsizio non hanno più spazi ecc. Ciò sottintende che forse serve un altro grande polo logistico principalmente per movimentare merci provenienti dall’estero e che un tale sito, deve necessariamente servire per una grossa parte del Piemonte e della Lombardia.

Se questo è, nascono  di conseguenza almeno un paio di domande; ma non è forse utile una intesa preventiva con le organizzazioni imprenditoriali, sociali ed istituzionali di una tale area vasta per definirne l’utilità, la missione e il supporto che può dare alla  struttura manifatturiera?

Se la logica non fosse questa, diventa anche difficile comprendere come fa un progetto vecchio almeno di 10 anni, a mantenere ancor oggi tutta la sua validità strategica ed industriale.

Intendo dire che un progetto che potrebbe avere una sua nobiltà, non può non prevedere la costituzione di una piattaforma commerciale capace di supportare le tante esportazioni che interessano il settore manifatturiero. Ecco perché servono intese sulle quali chiamare poi l’investitore a calibrare in tal senso le proprie scelte.

A Novara e provincia esistono già 6 milioni di mq di aree destinate ad insediamenti industriali, aggiungere Agognate a prescindere sarebbe davvero un errore, ma ancora, se si pensa alla logistica pura, stiamo molto attenti anche alle ricadute occupazionali previste per il Novarese.

La logica del piuttosto che niente meglio il piuttosto, rischia di costruire una Novara dipendente dagli eventi  e sganciata dal treno che ci porta nel futuro.

Ci sono ancora tutte le condizioni per immaginare un progetto che dia a Novara il ruolo che gli compete; motore dello sviluppo per l’area vasta, città di confine capace di sfruttare il “ buono “ che tale posizione geografica può offrire". conclude Colzani.

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