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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Un italiano su tre non usa le cinture di sicurezza: lo studio commissionato da Anas

Quasi il 50% invece gli automobilisti che non utilizzano i dispositivi di ritenuta per bambini. Tra le strade analizzate anche la statale per Malpensa

Il mancato uso delle cinture di sicurezza risulta ancora il comportamento più rischioso per chi viaggia in auto sulle strade statali: un automobilista su tre al volante non le allaccia.

La fotografia degli italiani alla guida, scattata dalla Ricerca Osservatorio Stili di Guida Utenti, commissionata da Anas e condotta dallo Studio Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati con il contributo dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è stata presentata oggi nell’ambito del convegno “Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime” organizzato in occasione della giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada. 

Dallo studio, che ha analizzato i comportamenti di guida lungo tre differenti tipologie di strade e autostrade in gestione ad Anas (autostrada A90 Grande Raccordo Anulare di Roma, come strada extra – urbana principale la S.S.336 della Malpensa, e come strada extra-urbana secondaria la S.S. 700 della Reggia di Caserta) di un campione di 6000 utenti, emerge come il 28,38% dei conducenti non allaccia le cinture, dato che si alza se riferito al passeggero anteriore (31,87%) e passeggero posteriore (80,12%). Indisciplina anche per quanto riguarda i dispositivi di ritenuta per bambini, ben il 49,47% non li utilizza, e per gli indicatori luminosi, il 55,63% non li accende per la manovra di sorpasso o rientro (76,46%), o per l’entrata (59,20%) o uscita (43,71%) da rampa. Infine un automobilista su dieci (12,41%) utilizza in modo improprio il cellulare alla guida. 

Si tratta di dati purtroppo molto lontani dalla media registrata negli altri Paesi europei dove il 90% degli automobilisti indossa le cinture anteriori e ben il 71% dei passeggeri quelle posteriori.  

“Questo studio - ha commentato Franco Righetti, della Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati, che ha curato la ricerca - fortemente voluto da Anas, segna un passo di fondamentale importanza per il miglioramento della sicurezza sulle strade. L’entità del campione raccolto, oltre 6.000 rilevazioni dirette sulle tre arterie indagate, ci ha restituito una chiara fotografia dei comportamenti e delle abitudini delle persone durante la guida, consentendo di identificare e analizzare in maniera scientifica i fattori di rischio. La disponibilità di questo patrimonio informativo consentirà ad Anas di poter progettare e avviare concrete campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale che possano risultare ‘centrate’ sui principali fattori di rischio individuati come il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e utilizzo improprio del telefono cellulare durante la guida e ‘orientate’ nei contenuti specifici per tipologia di utenti, ad esempio i giovani”.

“L’interesse di Anas per questa tematica – ha spiegato Federica Biassoni, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Unità di ricerca di psicologia del traffico, che ha svolto l’analisi dei fattori alla base dei comportamenti alla guida - ci ha consentito di realizzare una ricerca che, integrando metodologie quantitative e qualitative, ha preso in esame sia il livello dei comportamenti dei guidatori sia quello sottostante, dei processi psicologici alla luce dei quali è possibile spiegare tali comportamenti. I risultati della ricerca rispecchiano in modo interessante la letteratura sulla percezione del rischio stradale e sui comportamenti di guida rischiosi. Tanto le violazioni registrate, che i comportamenti che portano alla distrazione, causa frequente di incidenti, appaiono riconducibili ai medesimi bias cognitivi: il ruolo dell’abitudine e dei vantaggi percepiti ci permettono così di spiegare i comportamenti rischiosi emersi dalle osservazioni su strada. La conoscenza del collegamento tra tali fattori alla base del funzionamento mentale dei guidatori ed i comportamenti di rischio potrà essere di aiuto ad Anas nella progettazione di interventi sia infrastrutturali sia di formazione”.

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