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Cronaca Cameri

A Cameri "convivere è peggio che uccidere", parola del parroco

E' questa l'opinione che don Tarcisio Vicario ha espresso nel bollettino parrocchiale destinato alle famiglie. Pronta la risposta del Vescovo: "Convivenza come omicidio? Inaccettabile equiparazione"

"Convivere è peggio che uccidere".

E' questa l'opinione che il parroco di Cameri, don Tarcisio Vicario, ha espresso nel bollettino parrocchiale destinato alle famiglie.

Nel documento, infatti, il sacerdote utilizza il paragone tra omicidio e convivenza (che viene definito peccato mortale) per spiegare la differenza, per la Chiesa, tra i due peccati e tra il matrimonio civile e quello religioso, e poichè (ad esempio) chi convive o si è sposato in Comune non può fare da padrino o da madrina.

"Per la Chiesa, che agisce in nome del Figlio di Dio, il matrimonio tra battezzati - si legge nel bollettino parrocchiale - è solo e sempre un sacramento. Il matrimonio civile e la convivenza non sono un sacramento. Pertanto chi si pone al di fuori del sacramento contraendo il matrimonio civile, vive una infedeltà continuativa. Non si tratta di un peccato occasionale (per esempio un omicidio), di una infedeltà per leggerezza o per abitudine che la coscienza richiama comunque al dovere di emendarsi attraverso un pentimento sincero e il proposito vero e fermo di allontanarsi dal peccato e dalle occasioni che conducono ad esso".

Sulla vicenda, che ha suscitato non poco clamore, è intervenuto anche il Vescovo di Novara Mons. Franco Giulio Brambilla, che ha definito una "inaccettabile equiparazione" quella fatta da don Tarcisio Vicario tra la convivenza e l'omicidio.

"Il clamore suscitato dalla Lettera alle famiglie del Parroco di Cameri - ha commentato Mons. Brambilla -richiede una netta presa di distanza sia dai toni che dai contenuti del testo per una inaccettabile equiparazione, pur introdotta come esempio, tra convivenze/situazioni irregolari e omicidio. L'esemplificazione, anche se scritta tra parentesi, risulta inopportuna e fuorviante e quindi errata. Inopportuna e sbagliata nei modi, perché semplifica una realtà che è complessa, che tocca le coscienze di ognuno, le sofferenze e le fatiche di moltissime famiglie. Inopportuna e errata nei contenuti, perché dalle parole di quello scritto, non emerge il volto di una Chiesa che è madre, anche quando vuole essere maestra di vita. Il tema delle separazioni e delle convivenze è uno dei temi di discussione che papa Francesco ha messo sul tavolo per il prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia, che si terrà in ottobre. La Chiesa di Novara è, come appare anche dalla lettera pastorale 'Come sogni la Chiesa di domani?', in profonda sintonia con il cammino di Papa Francesco. Lo Chiesa dev’essere sempre più attenta a tutte le situazioni umane alle quali deve essere annunciato il Vangelo. Una Chiesa così emerge anche dal tema del Sinodo diocesano, aperto la scorsa vigilia di Pentecoste: Una Chiesa 'in uscita' per annunciare la gioia del Vangelo. Chiediamo sinceramente scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi dalle fuorvianti affermazioni del testo pubblicato sul bollettino parrocchiale di Cameri".
 

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