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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Maltempo, l'appello di Legambiente: "Piani regolatori a zero consumo di suolo"

Secondo l'associazione ambientalista, in Piemonte l'87% dei comuni è a rischio idrogeologico. Abitazioni in aree a rischio nel 78% dei comuni, nel 54% si trovano fabbricati industriali

L'ondata di maltempo della ultima settimana ha provocato gravi disagi e danni in tutto il Piemonte, e nel Novarese. Sono esondati fiumi e laghi, mentre diverse frane e smottamenti hanno causato la chiusura di alcune strade e tratte ferroviarie.

E mentre i comuni piemontesi sono sott'acqua e tentano di combattere contro il dissesto idrogeologico, Legambiente lancia un appello a tutti i sindaci della regione: "Subito piani regolatori a zero consumo di suolo".

"Ancora una volta nel giro di poche settimane - ha commentato il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta Fabio Dovana - il Piemonte si è trovato ad affrontare una prova di resistenza sotto il peso del maltempo. E’ sempre più evidente come non si possa continuare ad affrontare il problema in termini emergenziali ma si debba passare a una seria e costante attività di prevenzione del rischio. Ancora oggi nel nostro Paese si spendono circa 800mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa
cifra per prevenirli. Ci auguriamo che questo meccanismo, a partire dal Piemonte, venga ribaltato. E per questo facciamo appello in particolare ai sindaci dei nostri comuni, che oltre a rappresentare la prima autorità di protezione civile, hanno un ruolo determinante nelle scelte di pianificazione urbanistica del territorio".

L'associazione ambientalista ricorda che sono ben 1.049 i comuni del Piemonte in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’87% del totale. In 160 comuni piemontesi (il 78% di quelli analizzati in Ecosistema Rischio, l’indagine annuale realizzata da Legambiente in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile) sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e, in tali zone, in 111 amministrazioni piemontesi (il 54% del campione), sorgono impianti industriali che, in caso di calamità, comportano un grave pericolo oltre che per le vite dei dipendenti, per l’eventualità di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni circostanti. Nell’8% dei casi in aree a rischio idrogeologico sono state costruite strutture sensibili come scuole e ospedali , e nel 15% dei casi sia strutture ricettive che commerciali.

"Chiediamo ai sindaci - ha aggiunto Dovana - di svolgere una rinnovata attività sul fronte della prevenzione. Il punto di partenza non può che essere una revisione dei piani regolatori che metta la parola fine a nuove ipotesi edificatorie e annulli quelle già previste. I Comuni devono poi svolgere una corretta manutenzione del territorio, progettando interventi di delocalizzazione a partire dagli edifici presenti nelle aree più a rischio e adeguandosi alle norme di salvaguardia dettate dalla pianificazione di bacino. Come
Legambiente continueremo a fare la nostra parte sia in termini di prevenzione del rischio sia sulla gestione dell’emergenza. Nei prossimi mesi lavoreremo per la costituzione di un nostro gruppo di protezione civile regionale".

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