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Ahmadreza Djalali, si avvicina la pena di morte per il ricercatore novarese detenuto in Iran

Il ricercatore, che ha lavorato a Novara, sarà trasferito per l'esecuzione della sentenza capitale

É in carcere da più di quattro anni, accusato di essere una spia. Ora sta per essere spostato nel braccio della morte, dove verrà eseguita la sentenza capitale.

Ahmadreza Djalali, il ricercatore esperto di Medicina dei disastri e assistenza umanitaria che ha lavorato a Novara all'Università del Piemonte Orientale, è dentenuto dall'aprile del 2016 in Iran. "Dopo oltre un mese, solo questa mattina, Ahmadreza Djalali ha potuto salutare al telefono la propria moglie, Vida Mehrannia - dice Amnesty International - Il ricercatore verrà trasferito in isolamento nella prigione di Raja’i Shahr a Karaj e sarà presto eseguita la sentenza capitale a cui è stato condannato. Ahmadreza Djalali è stato condannato in via definitiva a morte da un tribunale iraniano con l’accusa di “spionaggio”. Nella telefonata alla moglie Vida, duranta soltanto due minuti esatti, Ahmadreza ha spiegato che le autorità iraniane gli hanno detto che il tempo concesso è scaduto e che né la Svezia né il Belgio avevano dato seguito al suo caso. L’avvocato e la sorella di Ahmadreza si recheranno all’ufficio del pubblico ministero per sapere cosa sta succedendo, ma le informazioni che trapelano sono molto scarse".

Il ricercatore ha anche gravi problemi di salute. "Nell’ultimo anno, tre diversi esami del sangue hanno indicato che ha un numero basso di globuli bianchi. Un medico che lo ha visitato in carcere all’inizio del 2019 ha detto che deve essere visto da medici specializzati in ematologia e oncologia in un ospedale fuori dal carcere. Dal suo arresto il 26 aprile 2016, ha perso 24 kg e ora pesa 51 kg" spiega Amnesty. 

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