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Inchiesta su Giordano, il procuratore capo: "Non potevamo aspettare"

In un comunicato, la Procura della Repubblica di Novara spiega le ragioni dell'inchiesta e delle perquisizioni. Saluzzo: "Se avessimo potuto eseguire le perquisizioni in un momento diverso, lo avremmo fatto"

La Procura della Repubblica di Novara placa le polemiche sorte in queste ore attorno alla vicenda delle perquisizioni presso l'abitazione dell'ex assessore regionale Massimo Giordano e all'inchiesta per corruzione avviata dalla stessa Procura.

In un comunicato, il procuratore capo Francesco Saluzzo - che sta indagando su una serie di episodi che ruotano attorno all'operato dell'ex sindaco di Novara e di alcuni esponenti della Lega Nord novarese, tra cui anche Giuseppe Cortese e la moglie Isabella Arnoldi - ha spiegato le ragioni delle indagini e delle operazioni svolte dalle Fiamme Gialle e dalla polizia nei giorni scorsi.

"Le indagini nei confronti di Giordano - fa sapere il procuratore Saluzzo  - sono iniziate nel 2010, cioé quando sono emersi elementi relativi al suo possibile coinvolgimento in talune condotte illecite. Conducendo accurate indagini, sono poi emersi altri e svariati episodi, parte riferiti al periodo nel quale Giordano era sindaco di Novara e parte al successivo periodo, nel quale è stato assessore della Regione Piemonte".

Nei confronti di Giordano, Cortese, Arnoldi, e di una decina di altri indagati, la Procura ha ipotizzato i reati di corruzione, concussione e abuso d'ufficio.

"Ad alcune di queste vicende, indicate come ancora in corso di esecuzione e quindi attuali - ha precisato il procuratore - sono riferite le esigenze di indagine e di ricerca della prova, che hanno condotto alla emissione ed esecuzione dei decreti di perquisizione. La vicenda che risale al 2006 e relativa al bar Coccia è da tempo sufficientemente istruita e, anzi, parte di quei fatti sono già oggetto di un giudizio dibattimentale in corso".

"Su quei fatti - ha concluso Saluzzo - le indagini già svolte hanno dato risultati adeguati ed esaustivi. Se il mio ufficio ed io che lo dirigo avessimo potuto eseguire le perquisizioni in un momento diverso, lo avremmo fatto. Quando si è valutato che non potevano essere differite, neppure di un giorno, ho disposto venissero eseguite".

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